Casi di licenziamento per giusta causa: Ecco alcuni esempi

licenziamento senza giusta causaIl datore di lavoro decide di avviare il licenziamento per giusta causa di un proprio lavoratore, assunto a tempo indeterminato, quando nota in lui degli atteggiamenti in cui la disciplina e la condotta vengono completamente a mancare in maniera così grave ed evidente, da necessitare di troncare di netto il rapporto di lavoro.

Qualora, il lavoratore si ritrovi in una situazione in cui la propria azienda non può più permettersi finanziariamente di andare avanti con il pagamento dei propri dipendenti assunti a tempo indeterminato e vi è un licenziamento per mancanza di lavoro; l’azienda compie un ammodernamento tecnologico che fa si che i nuovi macchinari lavorino al posto degli esseri umani; il titolare dell’impresa decide di dislocare l’azienda in un altro territorio (outsourcing).  Tutte queste opzioni determinano il licenziamento per giustificato motivo.

Entrambe le procedure sono regolamentate dall’art.2119 c.c licenziamento per giusta causa.

Vediamo alcuni esempi di motivi di licenziamento per giusta causa di un dipendente:

  • quando falsifica la timbratura del cartellino o badge
  • quando usufruisce scorrettamente delle giornate di permesso date dalla L104/92
  • quando vi è un ingiustificato rifiuto di lavorare
  • quando vi sono minacce e atti di indisciplina
  • se ha sottratto beni aziendali quali tablet, telefoni aziendali, denaro.
  • se durante un periodo di malattia il lavoratore non curandosi della propria salute va a lavorare presso terzi compromettendo il proprio rientro a lavoro
  • abbandono senza motivo del posto di lavoro per più di 4 giorni
  • Dopo un periodo di malattia il medico ne accerta che può riprendere l’attività lavorativa ma lui si rifiuta
  • qualora assuma sostanze stupefacenti o alcol sul posto di lavoro
  • se il lavoratore minaccia, offende, aggredisce i colleghi o i superiori
  • se crea risse interne al luogo di lavoro
  • se arriva alterato da sostante stupefacenti o da alcol a lavoro
  • se arriva a lavoro in ritardo ripetutamente.
  • Quando rovina macchinari aziendali

L’art.2119 codice civile sul licenziamento dice che se il datore di lavoro afferma solo ed esclusivamente in maniera verbale e non scritta la volontà di licenziare un suo dipendente, non è da considerarsi forma valida.

E’ valida la forma scritta, poiché il datore di lavoro è obbligato a comunicare per iscritto il licenziamento.

C’è da notare che ultimamente, anche se ad alcuni può sembrare strano, ci sono dei dipendenti che si fanno licenziare per usufruire delle indennità che l’INPS eroga in questi casi per 2 anni.

Ovvero la cosiddetta “tassa del licenziamento”.  Consiste nel far versare al datore di lavoro del dipendente che si è licenziato o è stato licenziato, per ogni 12 mesi di anzianità maturata in azienda negli ultimi tre anni, una somma pari al 41% della ASPI.

Dato che ora le dimissioni lavorative si possono fare online vari lavoratori sfruttano queste cause di licenziamento per giusta causa. Come? Loro non si presentano a lavoro e non comunicano nulla al proprio datore di lavoro sulla volontà di interrompere il rapporto di lavoro.

Il datore può attivare online l’interruzione, quindi il licenziamento in tronco, del lavoratore. Una volta licenziato, l’ex lavoratore potrà stare a casa e percepire le indennità che gli spettano senza dover lavorare.

Questo indica che ormai spesso il lavoro non viene più visto come un qualcosa di gratificante e che nobilita l’uomo ma come una cosa da poter sfruttare a proprio piacimento senza dover faticare. E senza pensare che ciò incide e non poco nelle tasche di tutti.