Cosa fare in caso di accusa ingiusta e come difendersi 

Può capitare nella vita di incorrere in situazioni spiacevoli, come ad esempio quella di incorrere in una accusa ingiusta. Una accusa ingiusta può capitare davvero a tutti: ad esempio una denuncia per qualcosa che non si ha fatto, che rischia di portarci in tribunale, di infangare la nostra reputazione e di farci perdere tempo (e farci accumulare preoccupazione). Che cosa fare, in caso di accusa ingiusta? Bisogna semplicemente difendersi oppure è necessario presentare anche una contro denuncia? Si può essere risarciti, laddove si sia stati vittime di una accusa ingiusta? Sono domande assolutamente normali da farsi, e noi, per aver un chiarimento, ne abbiamo parlato con Stefano Paloschi, avvocato penalista con studio a Brescia che ci ha spiegato quali sono i passi da seguire se si ritiene di essere stati vittime di una accusa ingiusta.

La prima cosa da fare quando si riceve una accusa ingiusta è quella di evitare di agire di stomaco. Normalmente, infatti, quando si è vittima di una falsa accusa, la prima idea è quella di denunciare a propria volta la persona che l’ha lanciata. Tuttavia, prima di diventare a propria volta accusatori muovendo una causa in tribunale, è opportuno trovare il modo di difendersi.

Questo anche per evitare di suffragare la richiesta di condanna da parte della controparte: infatti è opportuno battersi per dimostrare che il fatto non è mai avvenuto, piuttosto che minacciare di portare la controparte in tribunale.

Insomma, rispondere ad una accusa ingiusta con una contro denuncia potrebbe essere visto, da parte del Tribunale, come una sorta di tentativo di ripicca o vendetta. La prima cosa da fare è quindi cercare di concentrarsi sulla propria difesa. E come ci si difende da una accusa ingiusta?

 Difendersi da una accusa ingiusta: come si fa

Come ci si difende da una accusa ingiusta? Non basta semplicemente essere innocenti, perché, a fronte di una accusa, bisogna anche dimostrare di esserlo. Fino ad un certo punto, certo, comunque sia si viene assolti se si dimostra che il fatto di cui si parla non è avvenuto e che l’imputato è innocente.

Cosa ancora più grave è se l’accusatore è consapevole dell’innocenza, o comunque non è certo della colpevolezza dell’imputato.

L’accusa ingiusta è tale quando si viene accusati da una persona che è consapevole della nostra innocenza, perché solo in questo caso si potrebbe agire per calunnia, cioè agire contro l’accusatore dimostrando che ha agito accusandoci falsamente solo per infangare la nostra reputazione.

Insomma, se la persona che ci ha accusati era davvero convinta della nostra colpevolezza, non sarà possibile reagire con una denuncia per calunnia.

 Sono vittima di una accusa ingiusta: posso essere risarcito?

Essere vittime di una accusa ingiusta è molto spiacevole. Si deve affrontare una querelle legale, con un impatto spesso economico, morale, sulla propria reputazione e anche una grossa perdita di tempo.

Non è facile però inquadrare quando si può essere risarciti per questo.

Una accusa ingiusta è sempre un danno per la persona che la riceve: a livello di immagine, di tempo, di relazioni sociali, di riservatezza. Questi danni sono non patrimoniali in quanto riguardano aspetti non tangibili della vita. Il danno non patrimoniale è risarcibile, sempre nel limite del fatto che la controparte abbia agito dolosamente, quindi sapendo della nostra innocenza, e ci abbia comunque portati in tribunale.

La contro denuncia per calunnia può portare quindi al risarcimento dei danni per accusa ingiusta, se viene dimostrato che l’accusatore ha denunciato senza essere convinto della nostra colpevolezza e quindi, sostanzialmente, solo per danneggiarci. A questo punto va dimostrato anche il danno subito, e si potrà ragionevolmente ottenere un risarcimento per il danno all’immagine, alla reputazione e via dicendo.

Ovviamente prima di scegliere come reagire ad una accusa ingiusta è bene sentire il consulto di un valido avvocato penalista, per comprendere le possibilità che si hanno di ottenere soddisfazione in tribunale, allo scopo di razionalizzare energie e risorse.