Il diritto di famiglia: cos’è, quali sono le sue caratteristiche, e com’è cambiato negli anni

Cos’è il diritto di famiglia?

È prima di tutto un istituto vivo, che nel corso del tempo ha subito modifiche che lo hanno allineato ai cambiamenti sociali che sempre attraversano le collettività.

Basti pensare che c’era un tempo in cui, in Italia, l’uomo assumeva nella famiglia, oltre alla patria potestà, anche un ruolo predominante rispetto a quello della moglie, che gli consentiva di impartirle ordini, divieti, e punizioni.

Erano gli stessi anni nei quali un matrimonio poteva contrarsi solo a patto che la famiglia della sposa, o la sposa stessa, conferisse al marito una dote, vale a dire un insieme di beni (denaro, ma anche terra, bestiame, utensili da lavoro, che si sommavano a lenzuola, camicie, biancheria).

E questo tanto nei ceti altolocati che in quelli popolari.

E nonostante la donna ne fosse teoricamente la proprietaria, di fatto l’amministratore della dote era l’uomo, tant’è che la moglie ne tornava pienamente e liberamente proprietaria solo a morte del coniuge.

Si trattava di norme ampiamente radicate, che addirittura affondavano le loro radici nella figura del pater familias di origine romana, eppure, a dispetto di quanto si possa credere, la loro abolizione è avvenuta in anni relativamente recenti: è solo nel 1975 che nel nostro Paese viene abrogata la potestà maritale prevista nel Codice Civile, a favore dell’articolo 263 che inaugura la riforma del diritto di famiglia e il nuovo concetto di potestà genitoriale.

A partire dalla conquista dell’eguaglianza giuridica dei coniugi, la disciplina dei rapporti familiari è stata trasformata per mezzo di altri importanti traguardi, come il riconoscimento dell’eguaglianza tra figli legittimi e illegittimi (figli naturali), che dunque godono dei medesimi diritti di successione dei primi, e verso i quali i genitori (entrambi, visto che sia padre che madre esercitano la loro potestà) hanno gli stessi doveri.

Ma anche la scomparsa della dote e del patrimonio familiare.

L’ istituzione della comunione dei beni, per cui entrambi i coniugi sono titolari delle sostanze acquisite in regime matrimoniale.

E in ultimo la qualifica di erede e non di usufruttuario conferita al coniuge in caso di vedovanza.

Cos’è il diritto di famiglia?

Dunque, dovendo rispondere alla domanda iniziale, il diritto di famiglia è l’insieme delle norme che regolano i rapporti giuridici delle persone che costituiscono un nucleo famigliare (come apprendiamo dalle pagine dello studio legale Arenosto di Milano).

È infatti il nucleo nel suo insieme ad avere preminenza rispetto al singolo, i suoi interessi rispetto a quelli individuali, che anzi in qualche modo ne risultano “limitati”.

Basti pensare, ad esempio, al diritto alla libertà del soggetto: se al di fuori dell’istituto un uomo o una donna hanno piena facoltà di intrattenere relazioni con chiunque desiderino (e in qualsiasi numero) lo stesso non può dirsi in seguito al matrimonio, quando viene ad istituirsi un dovere reciproco alla fedeltà.

Si può anzi sostenere che le nozze inaugurino una serie di diritti-doveri speciali e completamente nuovi:

Si tratta di diritti-doveri in quanto, per l’appunto, il marito ha il diritto ad essere assistito in caso di bisogno e la moglie ha il dovere di accudirlo, e viceversa; in quanto la prole ha il diritto ad essere tutelata e il genitore ha il dovere di tutelarla; etc.

Tutti diritti assoluti, indisponibili, imprescrittibili, di ordine pubblico, oggetto di particolare tutela penale e personalissimi.

Ma a quale famiglia si riferisce il diritto?

Non è facile a dirsi, perché nel codice civile non se ne dà una definizione.

La Costituzione la ritiene “semplicemente” società naturale fondata sul matrimonio e in quanto tale la tutela.

Ma allora, c’è da chiedersi, ne restano escluse tutte le altre tipologie?

Vale a dire la famiglia multipla, cioè formata da due o più unità coniugali; quella convivente, cioè non sorretta dal vincolo matrimoniale; quella mononucleare, formata da una sola persona; etc.

La domanda è lecita, è poiché i mutamenti sociali sono sempre più veloci di quelli legislativi, la risposta parrebbe (almeno in parte) affermativa, anche se è vero che ci si sta impegnando per adeguare il più possibile gli assetti normativi alle famiglie odierne…