Dichiarazione criptovalute Italia. Cosa sapere.

In questo periodo si parla tantissimo della dichiarazione delle criptovalute Italia. È bene precisare fin da subito che la normativa che disciplina la questione è contenuta all’interno del TUIR (testo unico delle imposte sui redditi). Le norme vigenti equiparano le monete virtuali alle valute estere. Inoltre, a differenza di quello che potrebbe essere il pensiero comune, le stesse, dovrebbero essere inserite nella dichiarazione dei redditi nel momento in cui si genera plusvalenza.

Una lacuna legislativa che genera confusione

In Italia, ancora oggi, manca una legislazione dettagliata e completa sulla moneta virtuale nonostante il suo utilizzo sia in esponenziale crescita. Di recente è stato introdotto il Registro degli Operatori di Criptovalute, e il quadro normativo è stato arricchito da alcune disposizioni a livello europeo, come vedremo tra poco. Tuttavia le lacune e la confusione è ancora molto ampia. Non è facile comprendere, infatti, quali importi sono soggetti al fisco e quando vi è l’obbligo di aderire solo al monitoraggio fiscale. A questo si aggiunge la presenza di diverse circolari rilasciate all’Agenzia delle Entrate nel tempo che non sempre contribuiscono a rendere più chiaro il quadro generale.

Facciamo chiarezza

La mancata dichiarazione dei redditi nelle criptovalute, quando prevista, potrebbe comportare grandi disagi incrementando il rischio di sanzioni o determinando il pagamento di tasse in quantità maggiore rispetto a quelle previste in origine. Questo accade perché la moneta virtuale, esattamente come quella legale, ha operato una rivoluzione copernicana all’interno del mondo economico e, di fatto, investire in criptovalute significa generare reddito.

Opporre tuttavia distinguere due casi. Il primo è quello in cui il reddito deriva da attività di intermediazione professionale come nel caso del trading. Il secondo è quello per cui una persona fisica, che ha scelto di investire in criptovalute, ne ha ricavato guadagno.

Nel caso dell’intermediario, la plusvalenza che ottiene dallo svolgimento del proprio lavoro è soggetta a IRES, IRAP e IRPEF, oltre che alla eventuale applicazione dell’IVA sulle transazioni. La persona fisica, invece, deve inserire il guadagno ottenuto nella dichiarazione dei redditi. In ambedue i casi si applica una tassazione del 26%.

Tutto questo avviene al netto di molte lacune legislative. Alcuni provvedimenti, oltre ad un intervento dell’Unione Europea e della Legge di Bilancio 2023 in Italia stanno provando a dare delle risposte utili ai contribuenti per evitare che essi si trovino esposti a rischi non prevedibili.

Chi deve dichiarare?

La circolare dell’Agenzia delle Entrate sulle criptovalute 72/E 2016 ha chiarito che le criptovalute devono essere considerate alla stregua di quelle estere. Esse possono generare reddito e sono sottoposte a tassazione in base all’art 67 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) e quindi con l’obbligo di inserirle nella dichiarazione dei redditi per le persone fisiche. Ciò non avviene sempre, ma solo quando si ottiene una plusvalenza dalla vendita o per un rendimento (è il caso degli intermediari) oppure quando la giacenza media delle criptovalute supera i 51.645,69 di euro e inizia ad essere fiscalmente significativa. Sulla plusvalenza ottenuta dalla compravendita, oppure sui rendimenti provenienti da attività specifiche come lo staking o lo yield farming si applica, come anticipato, la tassazione pari al 26%.

Tutti pazzi per le cripto. Perché può essere un’opportunità anche per te?

Gli ultimi anni sono stati particolarmente ricchi di opportunità per chi ama il mondo dell’informatica ed ha contezza di come, le monete virtuali, possano creare un vero e proprio reddito aggiuntivo. Peraltro, le Crypto valute nel 2023, dopo un periodo complesso, sembra siano tornate a tracciare trend positivi.

Infatti, non tutti sanno che acquistando e rivendendo una criptovaluta è possibile ricavare una somma che potrebbe essere reinvestita. Ma facciamo un passo indietro. Nel 2009 un gruppo di persone decise di sfruttare la capacità di calcolo dei computer e la trasparenza della rete p2p per creare la BlockChain, ossia un registro aperto e pubblico di nodi all’interno del quale tutti hanno accesso in tempo reale a tutti i documenti ed informazioni. Un sistema migliorato negli anni e potenziato in attesa di una normativa ad hoc che regoli la disciplina. (Clicca qui per consultare la guida utile all’acquisto di Bitcoin).